ABBIGLIAMENTO:
pur rappresentando la parte più variabile dell’equipaggiamento, influenzata
dai gusti personali e dalle mode, deve in ogni caso assolvere due funzioni
principali: protezione termica e dagli agenti atmosferici (pioggia, vento).
Le indicazioni che seguono sono improntate a carattere generale, senza
naturalmente entrare nei dettagli di tipi e/o marche. Generalmente si tende a
suddividere l’abbigliamento in quattro strati, combinandoli in vario modo secondo
le esigenze climatiche e le abitudini di ognuno. I singoli strati possono essere
così costituiti:
1° strato
– è quello a contatto con la pelle ed ha funzioni termiche e di
smaltimento del sudore verso l’esterno. Gli slip dovranno essere comodi ed in
cotone, per la parte superiore magliette girocollo in cotone o meglio a doppia
faccia cotone-lana, abbastanza aderenti e sufficientemente lunghe per coprire
bene il bacino anche durate i movimenti. Quasi sempre indispensabile averne nello
zaino un ricambio, avvolto in sacchetto impermeabile. Per le giornate invernali
più fredde è utile adottare sotto i pantaloni una calzamaglia.
2° strato
– da indossare sopra l’intimo, deve coprire senza impedire i movimenti,
ideali i capi elasticizzati od adottare taglie abbondanti. Pantaloni preferibilmente
lunghi o shalopette (le bretelle dimostrano in montagna tutta la loro validità) ,
camice o felpe almeno parzialmente apribili sul davanti, meglio se munite di
tasche con chiusura.
3° strato
– riguarda generalmente solo la parte superiore del corpo ed è
costituito da maglioni o “pile”, che siano facilmente indossabili e senza tanti
riporti.
4° strato
– il più esterno e la sua funzione principale è soprattutto di
protezione dagli agenti atmosferici (in inverno ha comunque anche funzione termica).
Per la parte superiore si utilizzano di solito giacche a vento: importante
rammentare al momento dell’acquisto che una giacca in materiale idrorepellente
ma traspirante, anche se più costosa, svolge da sola la funzione di riparo dalla
pioggia, consentendo allo stesso tempo al sudore interno di traspirare, cosa che
non succede indossando al di sopra un capo in nylon (si finisce per essere
ugualmente bagnati dall’interno). Molto in uso sono le giacche che consentono di
inserire all’interno una protezione termica per l’inverno, in “pile” o piumino.
Importante è anche la presenza del cappuccio, meglio se con visiera semirigida.
Per la parte bassa esistono sovrapantaloni sempre in materiale idrorepellente e
traspirante. Una soluzione più economica e di emergenza è rappresentata da
un’ampia mantella in nylon, che oltretutto può coprire anche lo zaino. A volte
risulta utile un piccolo ombrello.
Accessori:
per completare il discorso abbigliamento ci sono una gamma di articoli più o
meno necessari soprattutto come protezione termica: CALZE, preferibilmente a
spessore differenziato (utile averne di ricambio), GUANTI in lana infeltrita o
in “pile”, COPRICAPO invernale (passamontagna) o cappello estivo. Un accessorio
indispensabile per camminare su neve sono le GHETTE, utili anche in presenza di
pioggia o rugiada in percorsi erbosi, impediscono infatti l’entrata di acqua o
neve dalla parte superiore dello scarpone.
ZAINO:
è un componente fondamentale del nostro equipaggiamento, va scelto in base a
ciò che intendiamo fare. Per l’escursionismo di breve durata vanno bene i
modelli da 30/45 litri di capacità, con tasche laterali, importante è che
garantisca un certo confort di trasporto, lo schienale deve aderire al nostro
dorso anatomicamente, le cinghie devono essere larghe ed imbottite, oltre che
regolabili, per le donne importanti le cinghie sagomate per il seno.
La maggior parte del peso deve essere scaricata sul bacino e non sulle spalle,
attraverso la regolazione del cinturone posto in vita.
Importante per una camminata confortevole risulta anche la
distribuzione bilanciata all’interno dello zaino. I tessuti non resistono
generalmente a lungo alla pioggia, si rimedia sia proteggendo la roba all’interno
in sacchetti impermeabili, o con l’acquisto di appositi coprizaini in nylon.
Più avanti vedremo come preparare al meglio il contenuto del nostro zaino, senza
dimenticare le cose necessarie e senza appesantirlo con carichi inutili.
SCARPONI:
rappresentano uno degli elementi che richiedono maggiore attenzione
all’acquisto, dovendo garantire il miglio confort possibile a quelli che sono
i nostri mezzi d trasporto.
La SUOLA è formata da strati di materiali diversi, la parte a contatto col
terreno è in gomma scolpita, sovrastata da uno o più stati di materiale
morbido, con funzione ammortizzante, all’interno possono essere inserite
lamine in fibra di vetro od altro, con funzione di irrigidimento, molto
importante per non sottoporre il piede ad eccessive sollecitazioni su percorsi
che generalmente sono accidentati, e non consentono sempre al piede di poggiare
pari. All’interno è importante la presenza di un plantare, che consente la
migliore distribuzione della pressione su tutta la pianta del piede.
LA TOMAIA o parte superiore dello scarpone, è generalmente in pelle, tessuto
sintetico o materiale plastico (scarponi specifici per uso frequente su neve.
Da preferire senza dubbio i modelli che racchiudono anche la caviglia. Per le
tomaie in tessuto sintetico è sempre più diffuso l’inserimento interno di
membrane idrorepellenti per aumentare l’impermeabilità. Una considerazione
molto importante nella scelta della scarpa è di evitare le tomaie con molte
cuciture, fonte sempre di infiltrazioni di umidità. Le tomaie in pelle in
pezzo unico sono preferibili. Ricordarsi di non porre gli scarponi bagnati ad
asciugare al sole diretto o troppo vicino a fonti di calore. Al momento
dell’acquisto va dedicata molta calma, la scelta della misura dovrà avvenire
indossando scarpe pesanti e verificando che, una volta ben allacciato, non si
abbiano punti di pressione, ma che neppure lasci troppa libertà al piede,
deve insomma fasciare il nostro piede dolcemente ma tenendolo bene in tutti i
movimenti.
ATTREZZI:
Secondo la difficoltà dell’escursione che andremo ad affrontare, esistono
attrezzi che sono utili od a volte indispensabili per superare alcuni punti
difficili: i BASTONCINI (telescopici o non) sono utili per ridurre la fatica
ed aumentare la sicurezza in condizioni di equilibrio precario, PICCOZZA E
RAMPONI sono indispensabili per procedere su neve dura o ghiaccio, IMBRAGATURA
e CASCO sono necessari quando ci siano da affrontare sentieri attrezzati o vie
ferrate, sia per agganciarsi ai sostegni che di solito sono presenti in questi
tratti, e per proteggersi da eventuali cadute di sassi.
Su
CARATTERISTICHE E PREPARAZIONE
L’escursione in montagna può naturalmente avvenire su percorsi che presentano
una grande variabilità delle difficoltà, quando l’escursione non è progettata
direttamente da noi, è comunque necessari essere informati sul tipo di terreno
che andremo ad affrontare. Sia le sezioni del CAI che altre organizzazioni,
stendono di solito un calendario annuale che viene proposto in forma molto
ristretta, riportando la data e il luogo dell’escursione, inoltre a fianco
dovrebbe esserci una sigla che sta ad indicare, molto genericamente la
difficoltà generale media. Queste sigle suddividono gli itinerari secondo
quattro gradi di difficoltà:
T
= escursione a carattere Turistico, che si svolge su percorsi ben evidenti,
mulattiere od altri sentieri, a quote basse e con dislivelli limitati ai
400/300 metri, nell’aro di 2/3 ore di cammino.
E
= itinerario a carattere Escursionistico, è il più frequente tipo di percorso,
prevede la percorrenza di sentieri anche lunghi, con fondo sconnesso e vario
(prati, pietraie, rocce lisce, neve residua), brevi tratti esposti ma protetti.
Le pendenze da superare possono essere anche notevoli. Richiedono un minimo di
esperienza, allenamento, adeguata attrezzatura.
EE
= itinerari per Escursionisti Esperti, che presentato tratti impervi, lievi
difficoltà tecniche, superamento di tratti attrezzati, piede sicuro e assenza
di vertigini. Richiedono conoscenza dell’ambiente, saper leggere la carta
topografica e sapersi orientare in caso di nebbia improvvisa.
EEA
= percorsi che oltre a alle capacità richieste precedentemente, rendono
necessario l’uso di attrezzatura di autoassicurazione per il superamento di
tratti difficili, su vie ferrate lunghe o difficili.
Su
Necessità e leggerezza sono i parametri che debbono regolare la preparazione
dello zaino per l’escursione. La preparazione è bene effettuarla la sera
precedente l’escursione, con calma. Conviene suddividere il contenuto in
sacchetti di nylon trasparenti separati, che facilitano la ricerca e la
protezione, mettere gli oggetti più pesanti e rigidi sul fondo, quelli più
morbidi porli verso lo schienale, quelli di uso più frequente nelle eventuali
borse laterali o nella parte alta.
Ognuno deve disporre di alcuni oggetti indispensabili:
-
un contenitore rigido per il cibo con coperchio
-
una borraccia o bottiglia di plastica per acqua, thé o altra bevanda
non gassata, piena
-
un indumento impermeabile (mantella, k-wai o giacca in Gore-Tex)
-
ricambio di indumenti intimi ed eventuale maglione, un piccolo
asciugamano, copricapo
-
fazzoletti di carta e/o carta igienica, sacchetto per i rifiuti
-
documenti, tessera sanitaria, telefonino (in sacchetto di plastica)
-
Set di pronto soccorso
Per le gite di più giorni aggiungere: occorrente per igiene personale,
ciabatte, ricambio di vestiario, eventuali farmaci necessari, alcuni fogli di
carta di giornale (di quotidiano, non lucidi, sono utilissimi in molte
occasioni, per le scarpe bagnate ed anche i piedi, per coprirsi lo stomaco in
caso di freddo, per accendere meglio un fuoco di emergenza).
Su
Seguire alcune precauzioni che potrebbero evitarci infortuni od inconvenienti vari:
-
non partire se non ci si sente in perfette condizioni fisiche
-
comunicare a casa, al rifugio o all’albergo l’itinerario che si
intende percorrere
-
equipaggiarsi adeguatamente anche per le gite brevi
-
fare molta attenzione alla previsioni del tempo, ed ai
cambiamenti nella giornata
-
partire presto al mattino, in modo da avere più margine di tempo
-
non avventurarsi da soli in zone isolate
Su
LA SEGNALETICA
Il percorso che abbiamo identificato sulla carta nella stesura dell’itinerario,
è in genere facilmente rintracciabile sul terreno: all’inizio del sentiero è
riportato un quadratino bianco-rosso contenente il numero identificativo,
successivamente ad intervalli di 50-100 metri troveremo dipinte su sassi, rami
od altri cartelli due strisce bianco-rosso. In corrispondenza dei bivi troveremo
nuovamente le indicazioni col numero del sentiero. I tratti che conducono ad una
cima, non riportati sempre sulle carte, sono segnati con una striscia azzurra
recentemente bianco-rossa.
In ogni caso se si percorre un lungo tratto di sentiero senza incontrare segni,
conviene tornare indietro e cercare in un’altra direzione. Se non si conosce
bene la zona, non abbandonare il sentiero cercando eventuali scorciatoie.
Bisogna allenare l’occhio alla ricerca dei segnali, che spesso sono sbiaditi
dal tempo.
COME SI CAMMINA
Fino dalla partenza occorre impostare un ritmo ed una lunghezza di passo
abbastanza costante, tenendo presente la lunghezza del percorso. Quando il
terreno è sconnesso bisogna prestare attenzione a dove si poggia il piede,
cercando con lo sguardo una zona più possibile sicura, evitare i sassi smossi,
le zone scivolose, sassi lisci in pendenza, oltre ad evitare cadute, si
risparmiano anche piccoli quantitativi di energia, sempre utili.
IN SALITA
In salita tenere un passo lento ed uniforme, passi brevi, busto leggermente
inclinato in avanti, poggiare i piedi leggermente sul terreno, alzarli il minimo
indispensabile, non farsi tentare da eventuali scorciatoie, il ritmo deve
consentire una respirazione al di sotto dell’affanno. Alleggerirsi dagli
indumenti il per quanto possibile, ma coprirsi subito quando si effettua una
sosta. Le soste devono essere di tempo limitato, bere moderatamente ma
frequentemente.
In salita gli scarponi vanno allacciati ben stretti, ma solo fino al penultimo
gancio, questo per consentire una migliore articolazione e non
irritare il nervo alla caviglia. Se il sentiero non è ben tracciato ed il pendio
è alquanto ripido, procedere a zig-zag poggiando sul terreno tutto il margine
dello scarpone. Se si deve scavalcare un tratto di rocce abbastanza ripido,
aiutarsi con le mani e poggiare la maggior parte possibile della suola,
facendovi gravare sopra il peso del corpo, questo garantisce una migliore
aderenza sulla roccia stessa.
Al termine della salita asciugarsi il sudore ed indossare la maglietta di ricambio.
IN DISCESA
In discesa si cerca di procedere in “souplesse”, piegando elasticamente le
ginocchia, mantenendo il busto eretto e facendo poggiare a terra per primo il
tallone dello scarpone. Evitare di correre, o peggio ancora saltare, ci si
stanca di più e soprattutto è più facile avere infortuni.
Anche in discesa non lasciarsi tentare dalle scorciatoie.
In caso di discese ripide le gambe dovranno essere leggermente più divaricate
ed i piedi obliqui. Se il pendio è molto ripido scendere con la faccia rivolta
al terreno e muovendo un arto per volta, quando si è sicuri della presa del
piede.
In discesa gli scarponi vanno allacciati interamente, per avere un migliore
sostegno. Nei periodi caldi prima di sederci per una sosta, ispezionare
la zona e battere i cespugli con un bastone, al fine di allontanare eventuali
vipere presenti.
IN CASO DI DIFFICOLTA'
In caso di difficoltà nel trovare l’itinerario, meglio rinunciare a proseguire.
Anche in caso di maltempo non indugiare nel tornare al più vicino punto di
rifugio conosciuto. Non abbandonare i sentieri principali in caso si perda
l’orientamento. Non affrontare percorsi che richiedano l’uso di attrezzature se
non si ha una pratica del loro utilizzo. Il caso di situazioni difficili il
gruppo deve rimanere unito.
Su
Per la sua particolare conformazione la Montagna cela una grande quantità di
insidie. Pendenza del terreno, presenza di neve, ghiaccio, sassi smossi,
clima molto particolare, sono le premesse per situazioni molto pericolose.
I pericoli possono essere suddivisi in :
-
Pericoli soggettivi
-
Disattenzione
– è la prima condizione da eliminare da parte di chi
va in Montagna. Di solito aumenta quando diminuiscono le difficoltà
o quando cresce la fatica. Soprattutto i più giovani devono imparare
che per lasciarsi distrarre dal paesaggio o dal gioco è prima
necessario fermarsi in luogo sicuro.
-
Equipaggiamento insufficiente
– non sentirsi a proprio agio può
essere causa di movimenti innaturali in tratti del percorso che non
permettono distrazioni, scarpe strette, con suola che trasmette le
asperità del terreno, zaino malfermo (deve sempre essere allacciata
anche la cintura in vita), indumenti che creano fastidio, sono
elementi di disturbo che possono portare ad azioni pericolose.
Ognuno deve poi edere cosciente delle proprie capacità, allenamento
acquisito e mantenere l’attività entro i propri limiti.
I progressi si fanno frequentando e cercando gli insegnamenti
dei più esperti.
-
Pericoli oggettivi che hanno generalmente origine nei fenomeni
naturali legati alla montagna e ci si può difendere solo con la
conoscenza e l’addestramento, abituandosi all’osservazione ed
identificazione dei fenomeni naturali, del terreno, delle variazioni
atmosferiche e quindi prevedere il possibile pericolo.
-
Il sole
- elemento generalmente gradito, può a volte creare problemi sia
all’organismo (insolazione, eritemi, scottature), che all’ambiente,
in particolare in inverno, causando modificazioni allo stato della
neve (valanghe, caduta di cornici) o provocando caduta di sassi
per effetto del disgelo.
-
Il freddo
- se subito a lungo può portare ad effetti di congelamento o
comunque facilitare l’insorgere di malattie, ci si difende con un
vestiario adeguato, giusta alimentazione e perfette condizioni
fisiche.
-
Il vento
- accentua l’azione del freddo, ostacola la respirazione,
rende i movimenti più faticosi e l’equilibrio instabile,
condizione pericolosa nei tratti di crinale.
-
La caduta di sassi
- è una condizione assai frequente, può essere causata sia dagli
agenti atmosferici (vento, pioggia, disgelo), che dal movimento
degli animali ed anche dell’uomo stesso.
Sono da evitare possibilmente gole, canali, colatoi, ghiaioni
ripidi e pareti verticali.
-
La nebbia
- è una delle insidie più frequenti in Montagna, può avvolgerci
in brevissimo tempo facendoci perdere l’orientamento, è quindi
particolarmente pericolosa se ci troviamo in zone che conosciamo
poco. In tali casi il gruppo deve rimanere in stretto contatto,
non abbandonare il sentiero, se non si è sicuri della direzione
meglio fermarsi in attesa di una schiarita. In queste condizioni
diventa fondamentale essere esperti dell’uso della carta e della
bussola, cioè della pratica dell’orientamento.
-
I pendii
- presentano sempre qualche insidia se sono erbosi, molto
inclinati, con innevamento duro, possono causare caduta anche
molto rovinose. E’ un terreno che richiede la massima attenzione
e su cui è bene procedere con cautela, tastando bene il terreno
ed assicurandosi che il piede abbia un buon appoggio, prima di
muovere l’altro, aiutarsi con i bastoncini o la piccozza.
-
Il temporale
- ha la sua insidia maggiore nel fulmine. Buona norma sarebbe
quella di riuscire ad anticiparlo e ripararsi in tempo, altrimenti
dovremo evitare di sostare nei pressi di alberi, sui crinali o
cime, canaloni, massi isolati ed allontanare da noi gli oggetti
metallici (bastoncini, piccozze, ecc..)
Su
Il Corpo Nazionale di Soccorso Alpino e Speleologico è una struttura ben
consolidata che opera in tutti i paesi montani del nostro Paese, pur essendo
un organismo CAI (quindi basato sul volontariato) gode di una certa autonomia
di gestione, anche per snellire la rapidità di intervento.
Sarebbe buona cura degli escursionisti essere a conoscenza dei numeri di
chiamata diretti della zona interessata, comunque è facilmente allertibile
attraverso i canali del 112 e del 118. Oltre alle chiamate telefoniche sono
previsti segnali internazionali di richiesta di soccorso:
-
Segnalazione diretta
- se ci si trova in punto ben visibile, soprattutto per
comunicare con l’elicottero, assumere le seguenti posizioni
con le braccia:
SI, OCCORRE SOCCORSO
NO, NON OCCORRE SOCCORSO
-
Segnalazione Acustica
- fare 6 volte in minuto (ad intervalli di ca. 10 sec.) un segnale
acustico, ripetere più volte.
-
Segnalazione visiva
- stesso sistema di cui sopra, con specchi, torce elettriche
o altro.
Su
L’attività di Montagna richiede al fisico notevoli sollecitazioni e dispendio
di energia, solo con una corretta alimentazione riesce a compensare garantendo
una costante e buona forma fisica. L’organismo produce energia solo in presenza
di ossigeno, essendo questo elemento sempre più rarefatto man mano che si sale
di quota, dovremo scegliere pertanto cibi sempre più facilmente digeribili.
Sbaglia chi pensa di poter fare a meno di mangiare durante un’escursione,
le riserve energetiche vanno reintegrate, ma sbaglia anche chi eccede nelle
quantità ma soprattutto chi non sa scegliere la qualità del cibo più adatta
allo scopo.
Cibi di facile digestione sono il riso, il pesce lesso, uovo alla coque,
verdure bollite. Di normale digeribilità sono il caffè, latte, pane, formaggio,
pollo, carne lessa. Di lunga digestione sono gli insaccati, arrosto, fagioli,
tonno e sardine in scatola. Il processo digestivo richiama il sangue dai vari
organi e dai muscoli che si vedono diminuire l’apporto di ossigeno.
È utile portare sempre nello zaino del cibo energetico, di solito si vede
mangiare del cioccolato durante l’escursione, ma data la sua lenta
digeribilità e quindi la resa calorica, sarebbe più opportuno ingerirlo
prima, meglio affidarsi a del formaggio, miele o frutta secca.
L’apporto calorico giornaliero necessario ad un escursionista di 70 Kg di
peso si aggira su 3700-3800 Kcal.
Gli elementi nutritivi fondamentali sono : i carboidrati, le proteine ed i
grassi.
I carboidrati forniscono il combustibile bruciato dai muscoli, si trovano
soprattutto nei cereali, patate e frutta, le proteine migliorano l’efficienza
fisica e si trovano nelle uova, latticini, carne, pesce e legumi, i grassi
sono il carburante di riserva (forniscono il doppio di calorie dei carboidrati)
, sono però difficilmente digeribili e soprattutto richiedono più ossigeno
per bruciarli. Sono quindi un tipo di alimento da assumere eventualmente prima
di un lungo trekking.
Molto importanti per il metabolismo sono i sali minerali, più l’attività è
lunga ed impegnativa, maggiore deve essere il loro apporto. Anche le
vitamine sono indispensabili per il metabolismo, la loro carenza diminuisce
le difese dell’organismo. In particolare quelle del gruppo B combattono
l’affaticamento. Un consumo regolare di frutta (comprese noci, nocciole e
mandorle), agrumi, cereali, uova, fegato, fornisce la giusta quantità di vitamine.
Un elemento da tenere in considerazione durante un’escursione
(soprattutto se prolungata) è la sete. L’acqua è un elemento vitale fondamentale,
il corpo per non surriscaldarsi può arrivare ad assorbire liquido direttamente dal
sangue, provocando l’ispessimento e diminuendo il trasporto di ossigeno,
che può portare via via a problemi sempre più gravi. È indispensabile bere per
riequilibrare l’acqua ed i sali persi. La sensazione di sete non si avverte
subito, relativamente ai tempi di necessità del fisico, ma scatta dopo una
grande perdita di sodio, quando si rompe l’equilibrio salino necessario
all’osmosi. Non vanno bene come dissetanti le bibite gassate, e neppure il thè
perché diuretico. L’alcool è dannoso ed addirittura con il gelo (essendo un
vasodilatatore) favorisce l’assideramento. Naturalmente una birra o del vino
durante un pasto vanno più che bene.
L’alimentazione per un escursionista andrebbe suddivisa in varie sezioni:
una buona colazione da circa 800Kcal, due tre spuntini da 250/300 Kcal ,
un pasto leggero da 700/800 Kcal, una cena da 1200/1300 Kcal. Naturalmente
l’esperienza consentirà ad ognuno di adeguare anche l’alimentazione alle
proprie esigenze, preferenze o necessità fisiche. Importante sarà sempre
cercare di capire le risposte e/o le richieste che il nostro corpo trova
sempre il mezzo di esprimere, in modo da provvedere al suo perfetto
funzionamento.
Su
La carta topografica è il minimo indispensabile dei supporti per la preparazione
e lo svolgimento di un’escursione. Su di essa potremo infatti trovare moltissime
notizie su andamento e caratteristiche del percorso da seguire per raggiungere
la nostra meta.
Saper leggere ed interpretare la simbologia della carta dovrebbe rappresentare
il primo passo per chi intende affrontare le escursioni in Montagna. Oggi la
cartografia ha raggiunto in alcuni casi un livello di rappresentazione abbastanza
buono e affidabile, non fidiamoci comunque mai ciecamente di carte e/o guide,
soprattutto se non sono recentissime.
Le carte più in uso per escursionismo sono realizzate in scala 1:25000,
il che vuol dire che un tratto di 1 centimetro sulla carta, rappresenta sul
terreno 250 metri, la carta rappresenta una porzione quadrata di territorio di
10 Km di lato. Naturalmente questo serve a ben poco in Montagna, sia perché i
sentieri hanno un andamento sinuoso, ma soprattutto perché entra in gioco anche
il dislivello.
Aprendo una carta topografica noteremo subito la presenza di linee orizzontali
e verticali che formano un reticolo e che saranno indispensabili sia per
orientare la carta stessa, che per la determinazione di dati che vedremo, la
parte alta della carta è rivolta verso il Nord.
Rappresentare su un unico piano un ambiente a tre dimensioni ha reso necessario
usare delle simbologie grafiche, la più importante è senz’altro quella costituita
dalle ‘curve di livello’ (isoipse), si tratta in pratica di linee che uniscono
tutti i punti del terreno situati alla stessa quota, sono tracciate in genere a
quote distanziate di 25 metri ed ogni 4, cioè ogni 100 metri di quota la stessa
vi è segnalata e la linea è più spessa.
A cosa servono?
Se per esempio il sentiero che intendiamo percorrere (ben evidenziato in rosso
sulle carte) si svolge per un tratto lungo la stessa curva di livello, significa
che quel tratto è pianeggiante, diversamente se interseca più linee potremo avere
l’idea di quale pendenza ci aspetta. Ancora: quanto più vicine sono le curve di
livello, tanto più ripido sarà il pendio e così via. Insieme alle curve si
adotta sulla carta il sistema di ombreggiatura per rendere ancora più evidente
la conformazione del terreno, evidenziando soprattutto le cime, crinali, valli
e dirupi.
Molte altre sono le notizie attingibili dalla carta: posizione e svolgimento
del corso dei torrenti, rappresentazione delle zone boschive, presenza di fonti,
costruzioni di vario genere, grazie anche all’impiego di più colori per le carte.
Abbiamo tralasciato volutamente quello che invece viene più naturale cercare
sulla carta stessa, vale a dire la rete dei sentieri percorribili e la posizione
di eventuali rifugi attrezzati ed assistiti. I sentieri rappresentati sono
divisi secondo varie categorie, dalla mulattiera alla semplice traccia, ben
evidenziati sono quei percorsi che ritroveremo segnati anche sul terreno.
In genere ogni sentiero segnalato è identificato da un numero ad una, due o tre
cifre (purtroppo non siamo ancora riusciti ad uniformare la segnaletica a livello
nazionale), lo stesso numero lo ritroveremo sul terreno almeno all’inizio ed ai
bivi del sentiero, riportato all’interno di bandierine bianco-rosse. Il
bianco-rosso è infatti l’identificativo dei segnali CAI. Sulle carte e sulle
guide più recenti sono riportati anche i tempi medi di percorrenza dei sentieri
più importanti.
In montagna infatti non si usa misurare le distanze in Km , bensì in tempi di
percorrenza, in quanto le condizioni del terreno e le variazioni del terreno
rendono estremamente variabili i rapporti distanza/tempo. Mediamente si considera
di poter superare in un’ora un dislivello di circa 300 metri di quota in salita
e poco più di 400 in discesa, ma tutto dipende oltre che dalle condizioni
individuali, dal tipo di terreno e dal peso che trasportiamo.
In conclusione leggere ed interpretare bene la carta prima di partire ci fornirà
informazioni utilissime sulla difficoltà del percorso, fonti, eventuali ripari
di emergenza, tempi necessari.
Naturalmente la carta stessa l’avremo sempre a portata di mano anche durante
l’escursione, possibilmente insieme ad una guida.
Su
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